Estratti tematici dall'Opera di Maria Valtorta
Sezione: Maria Ss.








estratti temaci presenti nella pagina: ottantaquattro (84) - data utimo aggiornamento: 2 aprile 2025
Maria Ss. sapeva, senza alterarsi, uscire dalla meditazione, dalla preghiera, dai soavi colloqui con Dio - e tu puoi pensare a che altezze essi attingessero - ed occuparsi del prossimo senza perdere di vista Dio e senza fare capire al prossimo che Ella era disturbata.
Maria sia il tuo modello.
Quando il Nemico nostro cerca di darti troppa noia, di’:
“Ave Maria, Madre di Gesù, mi affido a te”.

Il demonio ha ancora più ribrezzo del nome di Maria che del mio Nome e della mia Croce.

Non ci riesce, ma cerca di nuocermi nei miei fedeli in mille maniere.
Ma l’eco soltanto del nome di Maria lo mette in fuga.

Se il mondo sapesse chiamare Maria, sarebbe salvo.
Se Eucarestia vuol significare comunione, Maria visse eucaristicamente per quasi tutta la vita.
Poiché Io in mia Madre ero prima d’essere, come uomo, al mondo.
Né, quando come uomo al mondo non fui più, cessai d’essere in Lei.

Non ci siamo più separati dal momento in cui l’ubbidienza fu santificata sino all’altezza di Dio, ed Io divenni carne nel suo seno così puro che gli angeli lo sono meno al paragone, così santo che tale non è nessun ciborio che m’accolga
Solo nel seno di Dio vi è perfezione di santità maggiore a quella di Maria.
Ella è, dopo Dio Uno e Trino, la Santa dei Santi.
E se vedere Dio è la gioia dei beati, vedere Maria è la gioia di tutto il Paradiso.
Perché in Lei non soltanto si beano i cori angelici e le schiere dei Santi, ma il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo la contemplano come l’opera più bella della loro Trinità d’amore.
Sfòrzati d’imitare Maria.
E, poiché è troppo ardua cosa, di’ a Maria che ti aiuti.

Ciò che all’uomo è impossibile, è possibile a Dio, possibilissimo poi se chiesto in Maria, con Maria, per Maria
Se l’Eucarestia è il cuore di Dio, Maria è il ciborio di quel Cuore.
La Madre dei mortali ha conosciuto ogni genere di dolore.
Non perché lo avesse meritato.

Era immacolata e l’eredità dolorifica di Adamo non era in Lei.
Ma perché, essendo Corredentrice e Madre di tutto l’umano genere, doveva consumare il sacrificio fino al fondo e in tutte le forme.
Non ci pensate mai a dire grazie a Maria nel cui seno divenni carne!
Quella Carne che ora do a voi per nutrirvi alla vita eterna.
Maria è come la luna rispetto al sole.
Ne è illuminata e riflette su voi la luce che l’ha illuminata, ma addolcendola di quei mistici vapori che la rendono sopportabile alla limitata vostra natura.

È per questo che Io ve la propongo da secoli come modello per voi tutti che ho voluto miei fratelli appunto in Maria.
Mentre Maria la potete tutti guardare.
Non perché Ella sia simile a voi.

Oh! no!
La sua purezza è tanto alta che Io, suo Figlio e Dio, la tratto con venerazione.

La sua perfezione è tale che l’intero Paradiso s’inchina al suo trono sul quale scende l’eterno sorriso e l’eterno splendore della Nostra Trinità.

Ma questo splendore, che la compenetra e indìa più d’ogni altra creatura, è soffuso dai veli candidissimi della sua carne immacolata, per cui Ella raggia come una stella, raccogliendo tutta la luce di Dio e diffondendola come una luminosità soave su tutte le creature.
Maria visse eucaristicamente per quasi tutta la vita.

La Madre non è diversa dal Figlio.
Non nella natura umana, non nella missione sopraumana di Redenzione.

Il Figlio, per toccare l’apice del dolore, dovette provare la separazione dal Padre: nel Getsemani, sulla Croce.
Fu il dolore portato ad altezze e asprezze infinite.

La Madre, per toccare l’apice del dolore, dovette provare la separazione dal Figlio: nei tre giorni della mia sepoltura.
Maria è Corredentrice.
Dunque, tutto essendo in Lei inferiore solamente a Dio, anche il suo dolore dovette essere quale nessun dolore di creatura umana giungerà mai ad essere
L’Eucarestia è il mio Sangue e il mio Corpo.

Ma avete mai riflettuto che quel Sangue e quel Corpo sono stati formati col sangue e il latte di Maria?
Ella, la Purissima che accolse il Cielo nel suo grembo vestendo delle sue carni di candore immacolato il Verbo del Padre dopo le nozze divine con lo Spirito Santo, non s’è limitata a generare il Salvatore.
L’ha nutrito del suo latte.

Onde voi, uomini che di Me vi cibate, succhiate il latte di Maria che è divenuto sangue in Me.
Se non fosse per le cure di Maria, per le preghiere di Maria, la razza umana non sarebbe più.
L’avrei cancellata perché veramente il vostro vivere ha toccato il profondo del Male e la Giustizia è ferita, e la Pazienza è colmata, e la Punizione è pronta.

Ma c’è Maria che vi ripara col suo manto, e se Io posso, con un volger di sguardo, far prostrare il Paradiso e tremare gli astri, non posso nulla contro mia Madre.
Sono il suo Dio, ma Ella è mia Madre.

Ed Io, perfetto in tutto, vi sono Maestro anche in questo: nell’amore per la Madre.

A chi ancora crede, nel mondo, Io dico:
“La salvezza del mondo è in Maria”.
Maria, Corredentrice eccelsa, non cessa di soffrire, come non cesso Io.
Nella gloria intangibile dei Cieli, Noi si soffre per gli uomini che ci rinnegano e ci offendono.
Mia Madre portò la croce prima di Me.
Mia Madre conobbe le atroci torture dei crocifissi prima di Me.
Cominciò a portarla e a conoscerle dal momento in cui le fu rivelata la sua e mia missione.

Io col mio Sangue, Maria con le sue lacrime, vi abbiamo ottenuto il Perdono di Dio.
E voi ne fate così poco conto!
L’umanità è tutta peccatrice.

Una sola creatura non ha gustato, non dico l’amaro sapore, ma dico anche: l’amaro odore, del peccato.
E fu Maria, la mia dolcissima Madre, Colei che non mi fece rimpiangere il Paradiso lasciato per divenire Carne fra voi e redimere la carne vostra, perché in Maria Io trovavo gli eterni candori e gli splendenti amori che sono in Cielo.
Maria nella sua anima così perfetta, seconda solo a Dio, seppe amare e soffrire come nessun altro perché la santità, essendo perfezionamento di tutte le sensibilità buone del cuore, porta di conseguenza una accresciuta capacità di amare o di soffrire, tanto più accresciuta quanto più l’anima è santa.
E l’anima di Maria era santissima.
Beate quelle labbra e quelle contrade in cui si pronuncia: Ave Maria.
Ave Maria.
È un saluto che monda le labbra e il cuore perché non si possono dire quelle parole, con riflessione e sentimento, senza sentirsi divenire più buoni!
È come avvicinarsi ad una sorgente di luce angelica e ad un’oasi fatta di gigli in fiore.
Ave, la parola dell’angelo che vi è concesso di dire per salutare Quella che salutano con amore le Tre eterne Persone, l’invocazione che salva, abbiatela sempre molto sulle labbra.
Sì, piena di grazia. La Grazia era in Lei.
La Grazia ossia Dio, e la grazia ossia il dono di Dio, da Lei saputo far fruttare al mille per cento.
Maria non si separò mai da Dio.

Gli spiriti rimasero fusi in un abbraccio d’amore che ebbe coronamento in Cielo.
Questa unione fu la principale forza di Maria, come figlia d’Adamo, perchè in essa trovava la corazza per rendere sè intoccabile dal morso del Tentatore.
Maria ha posseduto alla perfezione l’unione con Dio e con tutte le sue forze ha teso a sempre più fondersi con Esso.
Si potrebbe dire che Maria si annullò in Dio tanto visse di Lui solo.
“Benedetta tu fra tutte le donne”.

Questa benedizione, che voi dite malamente o non dite affatto a Colei che col suo sacrificio ha iniziato la Redenzione, risuona continuamente in Cielo, pronunciata con infinito amore dalla nostra Trinità, con accesa carità dai salvati dal nostro sacrificio e dai cori angelici.

Tutto il Paradiso benedice Maria, capolavoro della Creazione universale e della Misericordia divina.
Se anche tutta l’opera del Padre per creare dal nulla la Terra non avesse servito che per accogliere Maria, l’opera creativa avrebbe avuto la sua ragione d’essere, perché la perfezione di questa Creatura è tale che essa è testimonianza non solo della sapienza e della potenza, ma dell’amore con cui Dio ha creato il mondo.
Benedetta la Pura, destinata al Signore.
Benedetta la Desiderata della Trinità che anticipava col desiderio l’attimo di fondersi a Lei con amplesso di trino amore.
Benedetta la Vincitrice che schiaccia il Tentatore sotto il candore della sua natura immacolata.
Benedetta la Vergine che non conosce che il bacio del Signore.
Benedetta la Madre divenuta tale per obbedienza santa alla volontà dell’Altissimo.
Benedetta la Martire che accetta il martirio per pietà di tutti voi.
Benedetta la Redentrice della donna e dei figli della donna, che annulla Eva e si innesta al suo posto per portare il frutto della vita là dove il Nemico ha messo seme di morte.
Benedetta, benedetta, tre volte benedetta per il tuo “sì”, o Madre mia che hai permesso a Dio di mantenere la promessa fatta ad Abramo, ai patriarchi e ai profeti, che hai dato sollievo all’Amore, oppresso dal dover essere punitore e non salvatore, che hai sollevata la Terra dalla condanna portata a lei da Eva.
Benedetta, benedetta, benedetta per la tua umiltà santa, per la tua carità accesa, per la tua verginità intoccata, per la tua maternità divina, molteplice, sempiterna, vera e spirituale, Madre che col tuo amore e col tuo dolore generi continui figli per il regno del tuo Gesù.
Generatrice di grazia e di salvezza, generatrice della divina Misericordia, generatrice della Chiesa universale, che tu sia benedetta in eterno per quanto hai compiuto, come benedetta in eterno eri per quello che avresti compiuto.
Sacerdotessa santa, santa, santa, che hai celebrato il primo sacrificio e preparato con parte di te stessa l’Ostia da immolare sull’altare del mondo.
Santa, santa, santa Madre mia, che non mi hai fatto rimpiangere il Cielo e il seno del Padre, perché in te ho trovato un altro paradiso non dissimile a quello in cui la Triade opera le sue opere divine; Maria che sei stata il conforto del tuo Figlio sulla Terra e il gaudio del Figlio in Cielo, che sei la gloria del Padre e l’Amore dello Spirito.
Sono stato raccolto sul seno che m’aveva portato con una pietà quale più non poteva essere; ma, in verità, vi dico che tra il mio cuore fermo al moto vitale e squarciato dalla lanciata, e quello della Afflittissima che mi teneva in grembo, non vi era differenza di vita e di morte.
Il cuore di Maria ed il suo seno erano uccisi come ero ucciso Io, l’Innocente.

Ai miracoli connessi alla Redenzione, noti ed ignoti, palesi a tutti o rivelati ai privilegiati, aggiungete anche questo: del continuare della vita in Maria per opera dell’Eterno dopo che il suo cuore fu spezzato dal e per il genere umano come quello del Figlio suo Gesù.
Voi mi avete avuto perché Maria ha accettato, trentatré anni prima di Me, di bere il calice dell’amarezza.

Sull’orlo della coppa che ho bevuto fra sudori di sangue, ho trovato il sapore delle labbra di mia Madre, e l’amaro del suo pianto era fuso col fiele del mio sacrificio.

E, credetelo, di farla soffrire, Lei che non meritava il dolore, è stata per Me la cosa più costosa.

L’abbandono del Padre, il dolore di mia Madre, il tradimento dell’amico in cui erano tutti i tradimenti dei futuri, ecco le cose atrocissime del mio atroce strazio di Redentore.
La lanciata di Longino in un organo ormai insensibile al dolore è un nulla al paragone.
Maria ha attirato a sé milioni di creature con queste sue armi soavi.
Ha evangelizzato prima di Me col suo riservato tacere e il suo indescrivibile sorriso.

Bastava apparisse perché si chetassero le parole acri o impure, cadessero i rancori, si calmassero i dolori.
Il suo sguardo purificava, il suo silenzio innalzava, il suo sorriso insegnava.
Nazareth ne rimase imbalsamata per lungo tempo dopo la sua dipartita.

La Chiesa nascente si consolidò per virtù del suo silenzio e del suo sorriso, eloquenti più di tutte le parole, perché da essi traspariva il volto di Dio e la verità della sua missione.
Guardala sempre la dolce Madre mia per vederla nitidamente nell’ora della morte.
Chi muore in Maria ha subito Gesù.
Alla santa e benedetta Madre mia fu concesso di esser Portatrice del Verbo non tanto per la sua natura immacolata quanto per la sua umiltà superperfetta.

Tutte le umiltà umane non fanno il tesoro di umiltà della Umilissima che è rimasta tale; tale, capite, anche quando seppe il suo destino d’esser la più Alta di tutte le creature.

Maria ha consolato le Tre divine Persone, rimaste ferite dalla superbia di Lucifero e della Prima Coppia (Adamo ed Eva), con la sua umiltà, seconda solo a quella del Verbo.
Cara Madre mia, nostra perenne gioia!

La potessi [tu] vedere oggi in Cielo mentre tutto il Paradiso la circonda del suo amore e osanna a Lei e al suo Nome di salute!
Vedresti un abisso di gloria sprofondato in un superabisso di umiltà, e la luce inconcepibile di Maria sfavilla doppiamente per la sua castissima, verginale umiltà che si raccoglie in adorazione davanti a Noi e ci umilia tutti gli osanna celesti dicendo: “Domine, non sum digna”.

Santa e prima Sacerdotessa!
Non degna Lei per la quale creeremmo un secondo Paradiso perché avesse delle raddoppiate lodi!...
La Giustizia divina, che non mentisce e non contraddice mai Se stessa, fu fedele alle sue antiche promesse, e alla Senza Colpa, come erano senza colpa i genitori primi, non applicò le due principali condanne della carne, di Eva in specie: il dolore della morte e il dolore del parto.
La mia nascita fu un’estasi dolcissima.
Nel silenzio della notte, che isolava dal mondo la dimora solitaria e umilissima, Maria s’era immersa nelle sue fervide contemplazioni di Dio.
La mia nascita fu un’estasi dolcissima.

La mia nascita fu un’estasi dolcissima.
La preghiera di Maria era sempre rapimento in Dio. E uscendo dal rapimento conobbe il Figlio.

Fu anzi il primo pianto del Figlio-Dio quello che strappò la Madre dalla contemplazione spirituale di Dio per portare il suo sguardo a contemplare il Miracolo più grande dell’Universo: un Dio incarnato per la redenzione dell’uomo.
La morte di Maria fu un altro rapimento.
L’orazione l’avvolse nelle sue bende d’amore, precludendole ogni sensibilità umana, e l’Amore le venne incontro per la seconda volta per stringere a Sé la Sposa desiderata da prima che il Tempo fosse.
Fu un abisso di speranza.
E perciò ho messo Lei stella vostra per indicarvi la via del Cielo.

Se in Lei crederete sempre, non conoscerete mai l’orrore della disperazione e non ucciderete voi stessi con la disperazione.
Maria, Speranza di Dio che attendeva Lei per compiere la Redenzione dell’uomo, sia dell’uomo la speranza.
Maria, che si addormì sul Cuore di Dio, vive ora in Cielo con la carne glorificata.

L’anima che si addormenta sul Cuore di Maria avrà in Cielo la carne glorificata quando il tempo sarà compiuto, perché Ella è Salvezza vostra.
Mia Madre, che fu seconda a Me nel saper amare e che amò con tutta la perfezione possibile alla creatura, perché - sia detto per incidenza e a risposta ad una obbiezione che t’è stata fatta - perché Maria possedeva la pienezza di ogni virtù e attributo, sempre e naturalmente come creatura, perfetta ma sempre creatura umana.

Avendo in sé la pienezza della Grazia, ossia possedendo Dio come Lei sola lo ha posseduto, è ovvio che la sua perfezione raggiungesse altezze soltanto inferiori a quelle di Dio.

Ebbene Maria, che fu seconda a Me nel saper amare, ha aderito alla Volontà di Dio sino al sacrificio della sua vocazione, che era di dedicarsi unicamente alle contemplazioni di Dio, e del suo cuore, che le fu chiesto da Dio per essere stritolato.
Io vorrei che nell’ambito delle vostre forze, così come dovete amare Dio con tutto voi stessi, vi sforzaste ad amare Maria.
Amare vuol dire imitare, per spirito d’amore, colui che si ama.

Ed Io ve ne ho fatto dolce comando: “Si capirà che mi amate quando si vedrà che fate le opere che faccio Io”.

Ora vi do lo stesso comando per la Madre mia: “Si vedrà che l’amate quando l’imiterete”.
Oh!
se il mondo si sforzasse ad imitare Maria!

Il Male, in tutte le sue diverse manifestazioni che vanno dalle rovine di anime alle rovine di famiglie, e dalle rovine delle famiglie alle rovine delle Nazioni e dell’intero globo terracqueo, cadrebbe vinto per sempre, perché Maria tiene il Male sotto il suo calcagno verginale e, se Maria fosse vostra Regina e voi foste veramente suoi figli, sudditi e imitatori, il Male non potrebbe più farvi del male.
Siate di Maria.
Sarete di Dio automaticamente.

Perché Ella è il Giardino chiuso dove Dio sta, il Giardino santo dove Dio fiorisce.

Perché Ella è la Fontana dalla quale sgorga l’Acqua viva che ascende al Cielo e vi dà il mezzo di ascendere al Cielo: Io, il Cristo, Redentore del mondo e Salvatore dell’uomo.
Io l’ho guardato quell’eroico sorriso straziato della Madre mia, unico conforto, infinito conforto che saliva verso il mio patibolo.
L’ho guardato per non permettere alla disperazione di accostarsi a Me.

Guardalo tu pure, sempre.

Guardatelo, o voi, uomini che soffrite.
Il sorriso di Maria mette in fuga il demonio della disperazione.
Maria è la Vincitrice di satana.

La Morte vera, quella dello spirito, non verrà in coloro che sanno pregare la Madre per l’ora della vita, per l’ora della Terra, per l’ora della tentazione e per l’ora della Morte.
Come bambini sotto il velo della mamma, la preghiera di Maria vi fa scudo contro l’ardore del senso e del demonio, vi fa crescere in Cristo ed entrare nel suo Regno.
E se Cristo può far risorgere i morti alla Grazia, Maria, realmente amata, impedisce che la Morte vi separi dal suo Figlio.
Come scintilla scagliata dalla Volontà d’amore nostra, Ella si è generata dai nostri tre amori e dai nostri tre desideri di possederla qual figlia, qual madre, qual sposa, ed a crearla abbiamo messo ogni nostra perfezione perché Ella era destinata ad esser la pietra dell’edificio del Tempio vero, l’arca del patto nuovo, l’inizio della redenzione che come tutte le cose di Dio porta del Dio Trino il segno simbolico del tre.
Primo tempo della redenzione è la creazione - opera più specialmente del Padre - dell’anima senza macchia destinata a scendere per abitare una carne che sarebbe stata tabernacolo a Dio, e l’amore del Figlio e dello Spirito Santo vegliarono beati alla sua formazione.

Secondo tempo è quando, per opera dello Spirito, Quella senza colpa, tutta bella e pura, fuse il suo ardore di vergine innamorata di Dio all’ardore dell’Amore di Dio e per opera dello Spirito generò il Cristo alle genti.

Terzo tempo, quando il Cristo compì la sua missione di Redentore morendo sulla Croce.
Anche allora Maria era unita all’opera di Dio e per opera del Figlio divenne Corredentrice e Vittima con Lui.
Indissolubilmente legata a Dio e alla Volontà di Dio, Ella, in ogni momento delle tappe del cammino della Redenzione, è presente, e senza Maria non avreste avuto il Redentore.
Nel celebrare la data del Concepimento immacolato di Maria, frutto soave del nostro amore e portatrice del Frutto di amore infinito, consacrato alla vostra salvezza che Io sono, abbiate presente non solo Maria testé concepita, ma la sua origine - tre volte santa perché a crearla concorsero i nostri tre amori - e la sua speciale dignità di iniziatrice del perdono dell’Eterno all’uomo.
Non vi è un mese durante l’anno che non porti come gemma, nel castone dei suoi giorni, una festa di Maria.
Ma il dicembre è mese mariano per eccellenza, perché contempla le due glorie più alte di Maria: la Concezione immacolata e la Maternità divina e verginale.
Se è costume dei pii di compiere uno spirituale ritiro alla vigilia di un evento per loro importante, per poter conoscere la Volontà del Signore ed esser degni della sua benedizione sull’opera che sta per iniziarsi, potete ben comprendere come questa Creatura, già perfetta nella orazione, si sia cinta di mistici veli per isolarsi in uno spirituale ritiro che sempre più crebbe quanto più l’evento era prossimo a compiersi.
Il viaggio da Nazareth a Betlemme fu compiuto da Maria come se la stessa fosse circondata da una mistica clausura aperta solo verso il Cielo, che sempre più si avvicinava a Lei per esserle sopra con tutti i suoi splendori, le sue teorie angeliche, le sue armonie celesti, come velo di baldacchino regale trapunto di gioielli.
Era già nell’estasi.
E la folla che vedeva passare un uomo silenzioso conducente alla briglia un asinello cavalcato da una poco più che fanciulla tutta assorta in un suo pensiero interiore, si scostava perché pareva che una luce emanasse da quel gruppo e dietro ad esso rimanesse un profumo celeste.

E non sapeva la folla spiegare il perché i più poveri fra essa paressero dei re davanti ai quali le folle si dividono in ossequio come onde di mare solcate da maestosa nave.
Maria era la Tutta Santa e portava il Santo dei santi.

Possedeva perciò la perfezione della santità umana già talmente indiata da essere quasi uguale a quella del suo Dio.

Possedeva la Perfezione divina che si era vestita di carni chiedendole di nutrirla del suo sangue vergine, di formarla, di esserle rifugio per i nove mesi della sua formazione d’uomo.
Dio si nutriva di Maria.

Dio-Uomo è fatto di Maria, e della mia soavissima Madre Io ho preso le caratteristiche fisiche e morali di dolcezza, di mitezza, di pazienza.

Il Padre mi ha lasciato la Perfezione, ma Io ho voluto assumere, della Benedetta che è stata il mio casto nido, la veste fisica e la più preziosa veste morale del carattere.
Oh!
figlia!

Dio nella sua bontà mi ha fatto salutare: “Piena di grazia”.

Ma la pienezza fu in me quando fui una col Figlio mio.

Allora era la mia anima che, una con Dio, di Lui aveva l’abbondanza delle virtù.
Non ebbe segreti la futura vita del mio Figlio per la sua Mamma che lo portava.
E se ciò era tortura, poiché ero Donna, era anche beatitudine pari a quella della mia Creatura, poiché fare la Volontà di Dio e redimere per ricongiungere a Dio i divisi e ottenere l’annullamento della colpa e l’aumento della gloria del Padre, è quello che fa la felicità dei veri figli di Dio.

E capostipiti siamo il mio dolce Gesù ed io, per bontà del Padre, Madre sua.
Quando i pastori vennero alla grotta non ebbero occhi ed espressioni di amore altro che per il mio Bambino.

Io e Giuseppe eravamo per loro figure secondarie.

Ai piedi della povera lettiera dove Egli dormiva, quando non mi dormiva in grembo, deposero i loro doni e le loro tenerezze.
Né io me ne dolevo che a me non fosse data lode come alla pianta che aveva dato al mondo il Fiore del Cielo.

Mi bastava che amassero la mia Creatura e la amassero tanto.
Sarebbero stati in tanti ad odiarlo poi!
Sono la Vergine dell’attesa.

Dai più teneri anni ho atteso l’Aspettato delle genti.

Sono la Corredentrice che attende l’ora di morire ai piedi della Croce per darvi la Vita.

Sono la Madre che attende il vostro vero amore, non il culto superficiale che si limita a molte parole.

Pregare non vuol dire: dire molte preghiere.
Vuol dire amare.
Vuol dire far parlare il proprio cuore.
Io sono la Silenziosa.
Eva nuova, vi insegno il silenzio.

Dal parlare entrò in Eva la Seduzione.
Dal mio tacere entrò nel mondo la Redenzione.

Imparate da me la virtù del silenzio, perché nel silenzio esteriore parla il cuore a Dio e Dio al cuore.

Il mio silenzio non era silenzio inerte di anima morta.
Era anzi operare attivissimo nello spirituale.
Quando il mio Bambino mi fu nelle braccia, io, per Lui che non sapeva parlare perché era nulla più che un piccolino che sapeva unicamente vagire - il mio Figlio Dio, la Voce del Padre, la Parola del Padre essendosi, per amore, annichilito ad un infante vagente con voce d’agnellino - io per Lui ho detto l’offerta al Padre.

Il primo “Pater noster” l’ho detto io nella fredda grotta di Betlemme tenendo alzato fra le braccia il mio Agnello venuto al mondo per essere ucciso e per dar vita agli uccisi nell’anima.

Il “Fiat voluntas tua” l’ho detto, piangendo, io per la prima.
E sai cosa vuol dire per la Mamma dire all’Eterno quelle parole?
Quando poi giungete ad amarmi, in verità, allora io vengo.
E la mia venuta è sempre gioia e salvezza.
Mia Madre si è detta la “Silenziosa”.

Molti attributi andrebbero aggiunti alle sue litanie, e su questi attributi molto avreste da meditare.

Vergine silenziosa, Vergine luminosa e Madre della Luce, Ella era ed è.
Con una riluttanza estrema ha sollevato qualche velo ai miei evangelisti, ma unicamente quei veli che nella sua scienza soprannaturale giudicava utili all’interesse mio.

Per quanto la riguarda, silenzio assoluto.

Tutto custodiva nel cuore, come è detto da Luca, e dal cuore per i suoi più amati trae ricordi come perle da un forziere.
È per questo suo lungo dolore che Io vi dico: “Amatela”.

Vi benedico quando mi amate.
Ma per l’amore che date a mia Madre vi preparo più fulgida dimora in Cielo.
Parlando della Presentazione al Tempio, Luca dice che “il padre e la madre restavano meravigliati delle cose che si dicevano del Bambino”.

Meraviglia diversa dei due coniugi.

Io, alla quale lo Spirito Sposo aveva rivelato ogni futuro, meravigliavo soprannaturalmente, adorando la Volontà del Signore che si vestiva di carne per volere redimere l’uomo e che si rivelava ai viventi dello spirito.

Meravigliavo una volta di più che ad esser la Madre della Volontà incarnata Iddio avesse scelto me, sua umile ancella.

Giuseppe meravigliava anche umanamente poiché egli altro non sapeva fuor di quello che le Scritture gli avevano detto e l’angelo rivelato.

Io tacevo.
Ugualmente va interpretato così l’altro passo di Luca: “Ma essi non compresero ciò che aveva lor detto”.

Io compresi.

Sapevo prima ancora e, se il Padre permise la mia ambascia di madre, non mi velò il significato eccelso delle parole del mio Figlio.
Ma tacqui per non mortificare Giuseppe a cui non era concessa la pienezza della grazia.

Ero la Madre di Dio, ma ciò non mi esimeva da essere moglie rispettosa verso il Buono che mi era amoroso compagno e vigile fratello.

La nostra Famiglia non conobbe mende, in nessun motivo e campo.

Ci amammo santamente preoccupati di una cosa sola: del Figlio.
Oh, santa Parola!
Dono dato ai diletti di Dio, veste di fuoco che cingi di splendori, Vita che divieni la Vita di coloro a cui ti dài, che Tu sia sempre più da essi amata, come io ti amai, in ardore e umiltà.
Ma Io voglio parlare a te del mio Bambino così come era quando senza la sua Mamma non avrebbe potuto fare nulla: un esserino tenero, delicato, biondo, lievemente roseo e bello, bello come nessun figlio d’uomo e buono, buono più degli angeli che aveva creato il Padre suo e nostro.

La sua crescita fu né più né meno quella di bambino sano e curato dalla mamma.
Intelligente il mio Bambino.
Molto.
Come un perfetto lo può essere.

Ma la sua intelligenza si svegliò giorno per giorno seguendo la regola comune a tutti i nati di donna.
Era come se il sorgere di un sole si facesse strada nel suo capino biondo.

I primi sguardi, non più vaghi come quelli dei primi giorni, cominciarono a posarsi sulle cose e specie sulla sua Mamma.

I primi sorrisi incerti e poi sempre più sicuri quando mi curvavo sulla sua cuna o lo prendevo in grembo per dargli il latte, lavarlo, vestirlo e baciarlo.
Le prime parole informi e poi sempre più chiare.
Che beatitudine esser la Mamma che insegna al Figlio di Dio a dire: “Mamma!”.

E la prima volta che la disse per bene questa parola, che nessuno come Lui seppe mai dire con tanto amore, e che me la disse sino all’ultimo respiro, che festa mia e di Giuseppe e quanti baci sulla bocchina dove erano i primi dentini!